Cos’è e a cosa serve il lean management?
Nell’ambito ingegneristico e della gestione aziendale si sente spesso parlare di lean management, ma al di là di quelli che sono gli addetti ai lavori in pochi sanno di cosa si tratta.
Con l’obiettivo di fornire una panoramica completa sull’argomento abbiamo deciso di realizzare una breve guida, nel corso della quale analizzeremo le caratteristiche degli approcci lean e i vantaggi delle metodologie che mirano ad eliminare gli sprechi e migliorare il business aziendale.
Come suggerisce l’espressione italiana ‘produzione snella’, si tratta di un processo di produzione che garantisce una rapida ed efficiente risposta alle evoluzioni del mercato, in particolare di quelli che sono i desideri e le esigenze della domanda.
L’introduzione della produzione snella all’interno delle dinamichee aziendali consente di superare i limiti del sistema di produzione sviluppato da Henry Ford, attualmente applicato nella maggior parte delle realtà produttive occidentali.
C’è da dire che, nonostante si tratti di un’applicazione testata e certificata per quanto riguarda l’efficacia, sono ancora poche le aziende che la utilizzano.
Metodologia lean
Produzione snella, lean management, sistema di produzione Toyota e TPS (Toyota Production System) sono tutti sinonimi utilizzati in maniera indistinta per identificare la metodologia lean.
Il punto dal quale partiremo per iniziare a familiarizzare con il concetto è la definizione presente sul sito di Wikipedia, che riportiamo di seguito:
“La produzione snella (dall’inglese lean manufacturing o lean production) è una modalità produttiva che punta a minimizzare gli sprechi fino ad annullarli.”
Si tratta, in altre parole, di una filosofia produttiva che mira ad ottimizzare il processo di produzione attraverso la minimizzazione, e talvolta la totale eliminazione, degli sprechi (di tempo, denaro, materie e risorse); ma anche attraverso l’aumento del valore del prodotto per il cliente.
Il processo di sviluppo del prodotto si basa su cicli di ottimizzazione del prodotto stesso, gestiti mediante l’acquisizione continua di dati e l’interazione costante.
Il lean management consiste in una gestione aziendale che persegue obiettivi di miglioramento qualitativi e quantitativi; include una serie di tecniche di gestione e sviluppo delle risorse umane, che sono quindi considerate il fulcro della metodologia.
Il processo di miglioramento cui tende il lean presuppone la crescita professionale dei dipendenti e più in generale il coinvolgimento di manager, responsabili, dirigenti e operatori.
Le origini della metodologia risalgono al periodo in cui si registra il boom dell’industria automobilistica.
In particolare si riferisce al sistema di produzione adottato dagli ingegneri della Toyota; ecco perché il metodo lean viene detto anche ‘metodo Toyota’.
Il termine ‘lean’ viene adottato per la prima volta dagli studiosi Womack e Jones per descrivere il Toyota Production System, il cui principio si basa sull’eliminazione dei limiti appartenenti alla produzione di massa sviluppata da Henry Ford e Alfred Sloan agli inizi del ‘900.
Il Lean Thinking è sintetizzato perfettamente nell’analisi di Shigeo Shingo, ingegnere della Toyota; l’esperto del metodo TPS considera i dipendenti come risorse fondamentali per la soddisfazione del cliente.
I lavoratori non sono considerati come ‘semplici componenti’ di una catena ma piuttosto come attori protagonisti del processo di miglioramento della produzione.
I 5 principi della produzione snella
Il modello lean si basa su 5 principi-guida:
- Definizione del valore dal punto di vista del cliente finale: produrre ciò che la clientela è disposta a comprare.
- Identificazione delle azioni necessarie per la realizzazione del prodotto o servizio: individuare le attività in base al valore che creano, eliminando gli sprechi.
- Eliminazione delle interruzioni e delle soste operative: gestire la produzione per processi e non per funzioni, stabilendo un flusso produttivo che proceda senza intoppi.
- Impostazione delle attività sulla base di una logica ‘pull’, e non ‘push’: realizzare un flusso di attività soltanto quando il processo a valle lo richiede
- Raggiungimento della perfezione attraverso miglioramenti costanti
A questo punto è facile comprendere che il valore di un prodotto/servizio viene definito in base alla percezione del cliente.
È quindi importante suddividere le attività che fanno parte del processo produttivo in tre categorie:
- Attività che non aggiungono valore, definite anche sprechi
- Attività che aggiungono valore per il cliente, definite essenziali
- Attività che non aggiungono valore per il cliente ma che sono essenziali per l’azienda e devono pertanto essere portate a termine; un esempio sono i requisiti previsti dalla legge
Il principio per determinare la classificazione delle attività è sintetizzabile nelle risposte a tre quesiti:
- Il cliente è disposto a pagare per il prodotto o servizio?
- Il passaggio trasforma il prodotto o servizio?
- L’attività è stata eseguita per la prima volta oppure è stata già ripetuta varie volte?
Dove vengono applicati gli approcci lean
La produzione snella, o in qualunque altro modo la si voglia chiamare, non è soltanto un insieme di strumenti e metodi da applicare in fase operativa per migliorare il business ma si tratta di una vera cultura aziendale.
Si parla infatti di lean thinking, un modo di pensare, una filosofia che presuppone regole e valori.
Trattandosi di un metodologia applicabile sia a processi fisici che informativi e transazionali, il lean management può quindi essere adottato da qualsiasi tipologia di azienda, in qualunque settore del mercato. Può essere quindi applicato nell’ambito di aziende manifatturiere, aziende di servizi e pubbliche amministrazioni.
Lean manager: requisiti e formazione
La gestione lean, apparentemente semplice, richiede in realtà una professionalità qualificata, in possesso di una serie di requisiti sia didattici che personali.
È nata così la figura del lean manager, un profilo specializzato in grado di attuare il cambiamento e garantire il miglioramento dei processi produttivi.
Per poter svolgere la professione il manager antisprechi (così come è stato definito in un articolo di qualche anno fa de Il Sole 24 Ore, che lo pone tra l’altro tra i manager più richiesti del mercato) bisogna possedere una serie di attitudini e propensione personali.
Innanzitutto deve essere una persona logica ma allo stesso tempo flessibile; deve essere predisposta al problem solving e alla comunicazione.
Dal punto di vista professionale deve essere in grado di implementare nel processo produttivo soluzioni economicamente sostenibili, ottimizzando le risorse disponibili ed eliminando gli sprechi.
L’indirizzo di studio più idoneo a fornire le basi per una preparazione spendibile nell’ambito del lean management è quello ingegneristico.
Tra i percorsi maggiormente allineati alle esigenze della gestione snella il corso di laurea in Ingegneria gestionale a Pisa, curriculum della durata triennale inserito dall’università telematica Niccolò Cusano all’interno della facoltà di Ingegneria Industriale.
Il triennio eroga ai corsisti un bagaglio di competenze spendibile negli ambiti della gestione di sistemi complessi e della produzione industriale.
In particolare, il know how acquisito può essere speso in tutte quelle realtà in cui convivono elementi tecnologici, economici, gestionali e di innovazione.
Il laureato triennale sarà in grado di occuparsi delle seguenti attività: contabilità, controllo di gestione, organizzazione dell’azienda e delle risorse umane, analisi finanziaria, gestione di impianti industriali; avrà inoltre acquisito la padronanza di argomenti quali le leggi fondamentali del sistema economico e i metodi di lavorazione industriale.
Il programma prevede tra le materie del terzo anno lo studio dei ‘sistemi integrati di produzione’ il cui approfondimento mira ad erogare le conoscenze relative ai sistemi di lavorazione integrati e flessibili.
Un focus particolare è dedicato proprio alla produzione snella, la cosiddetta ‘lean production’.
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