Come diventare conciliatore: studi e possibilità

La conciliazione rientra attualmente in un ambito professionale estremamente promettente in ottica occupazionale; ecco perché ti spiegheremo nel corso di questo post come diventare conciliatore.

Se stai studiando Giurisprudenza a Pisa ma non hai intenzione di intraprendere l’iter per le classiche professioni legali; se hai appena conseguito una laurea triennale in un qualsiasi indirizzo di studi diverso da quello giuridico; se non sei laureato ma vuoi comunque sapere come entrare nel settore della conciliazione stragiudiziale allora devi assolutamente leggere questa guida.

In maniera sintetica, chiara ed esaustiva ti spiegheremo cosa fa un conciliatore e quali sono i requisiti per diventare un professionista.

Prima però ti forniremo una panoramica generale della procedura denominata ‘conciliazione’ per poi approfondire la professionalità e le mansioni del profilo che la gestisce.

Cos’è la conciliazione  

Per capire bene cosa fa un conciliatore è necessario partire dal concetto di conciliazione (materia disciplinata dal decreto legislativo n. 28 del 4 marzo 2010), sul quale si basa la professione.

Partiamo dalla definizione presente sul sito di Wikipedia, che riportiamo di seguito integralmente:

“La conciliazione, nel diritto italiano, è un modo di risoluzione delle controversie civili attraverso il quale le controparti raggiungono un accordo mediante l’ausilio di un terzo.”

Si tratta quindi di un metodo finalizzato a risolvere le controversie senza arrivare all’emanazione di una sentenza da parte di un giudice.

In sostanza la procedura consiste in un accordo condiviso tra le parti in lite, che pur partendo da situazioni opposte trovano una soluzione soddisfacente per tutti i soggetti coinvolti.

La risoluzione della controversia è di tipo informale per cui non richiede necessariamente un contratto o un’altra tipologia di atto di formalizzazione.
La risoluzione può essere definita anche con una banale stretta di mano o con un qualsiasi altro gesto simbolico privo di valore economico.

Nel nostro sistema esistono varie tipologie di conciliazione.
La più importante categorizzazione le distingue in: conciliazione giudiziale e conciliazione stragiudiziale.

La conciliazione giudiziale si svolge davanti ad un giudice, per cui durante una causa.
Varie sono le ipotesi, previste dall’ordinamento civile, in cui si può ricorrere ad un tentativo di conciliazione; ad esempio durante un’udienza di comparizione dei coniugi in un giudizio di separazione oppure nel corso di una prima udienza.

Nei casi di processi ordinari di cognizione è possibile ricorrere alla conciliazione soltanto se la procedura viene espressamente richiesta dalle parti in maniera congiunta e se il giudice la ritiene opportuna.

La conciliazione stragiudiziale prevede invece la risoluzione di una controversia al di fuori di un procedimento giudiziario.

La conciliazione può essere raggiunta in qualsiasi settore, a patto che la lite riguardi i diritti di cui le parti possono disporre (diritti disponibili), che sono generalmente di tipo patrimoniale.

Nel caso di una giudiziale la controversia è ‘guidata’ da un giudice, il quale non è tenuto a decidere sulla questione ma soltanto ad aiutare le parti a trovare un punto di incontro. Nel caso di una stragiudiziale il terzo soggetto è un conciliatore, ovvero un profilo qualificato a svolgere il ruolo di mediatore.

I vantaggi

Prima di addentrarci nell’ambito della professionalità oggetto del nostro post sintetizziamo brevemente quelli che sono i vantaggi di una conciliazione per le parti coinvolte.

Il più rilevante è quello che consente di risolvere la questione evitando le numerose e tediose formalità previste dalla giustizia ordinaria.

Inoltre, i soggetti giungono ad un accordo, ovvero condividono una soluzione soddisfacente per tutti, senza correre alcun rischio.

Tutt’altro che banale il dettaglio che riguarda l’assoluta convenienza in termini economici in quanto la procedura non prevede costi.

Chi è e cosa fa il conciliatore

Chiarito il concetto di conciliazione possiamo passare ad analizzare il profilo che gestisce la procedura stragiudiziale: il conciliatore.

Si tratta di un soggetto imparziale (super partes) che attraverso l’osservazione e l’analisi degli elementi caratterizzanti il conflitto si occupa di individuare e suggerire eventuali soluzioni che possano porre fine alla questione; soluzioni che, chiaramente, non sono vincolanti per le parti, per cui possono essere accettate oppure rifiutate.

Il conciliatore è quindi un mediatore, un professionista che, ponendosi in una posizione di totale imparzialità rispetto ai soggetti in lite opera, da solo o con un gruppo di collaboratori di pari ruolo, per cercare di risolvere una lite nell’interesse di entrambe le parti coinvolte.

È importante precisare che non si tratta di un giudice, non soltanto perché opera fuori dall’aula del tribunale ma soprattutto perché non decide sull’esito della controversia.

Con la riforma del processo civile in materia di mediazione (decreto legislativo del 4 marzo 2010) la figura del conciliatore ha assunto un’importanza fondamentale nell’ottica di un allegerimento del sistema giudiziario, e quindi dei tribunali.

Il decreto stabilisce l’obbligo di rivolgersi ad un mediatore prima di avviare un giudizio civile che afferisca ad uno dei seguenti ambiti: condominiale, dei diritti reali, della divisione, delle successioni ereditarie, dei patti di famiglia, della locazione e del comodato.

Il conciliatore svolge la propria attività presso gli enti pubblici e quelli privati iscritti nel Registro degli Organismi di Mediazione. Il Registro è tenuto dal Ministero di Giustizia, che nel contempo è preposto anche alla supervisione dell’attività dei mediatori.

mansioni conciliatore

Come diventare conciliatore

Per diventare un conciliatore è necessario possedere una serie di requisiti, sia personali che professionali.

Dal punto di vista delle attitudini personali il profilo in questione deve possedere una forte propensione all’ascolto, ma anche doti di analisi e di negoziazione.

Rappresentano requisiti imprescindibili l’empatia e la capacità di comunicare e relazionarsi nel modo giusto con le parti.

Dal punto di vista formativo non è richiesta una particolare laurea, anche se, chiaramente, l’indirizzo giuridico è quello più indicato per acquisire la cultura legale necessaria per svolgere l’attività.
Una laurea in giurisprudenza consente di comprendere meglio i risvolti giuridici e le dinamiche dei casi oggetto di controversie.

La professione richiede il conseguimento di un titolo di laurea, almeno triennale, o in alternativa l’iscrizione ad un ordine o ad un collegio professionale.

Successivamente, per acquisire la qualifica di mediatore è necessario frequentare un corso di formazione, presso un organismo accreditato, della durata di 50 ore.
Al termine del corso, superato il test finale a risposta multipla, è possibile iscriversi nelle liste di mediatori degli Organismi di Conciliazione (massimo cinque) o in alternativa nelle liste delle Camere di Commercio accreditate presso il Ministero di Giustizia.

La legge stabilisce inoltre una serie di requisiti essenziali per poter svolgere la professione di conciliatore:

  • Non aver subito condanne definitive
  • Non avere l’interdizione dai pubblici uffici
  • Non essere sottoposto a misure di sicurezza o prevenzione
  • Non avere avuto sanzioni disciplinari

Per poter mantenere la qualifica professionale, ogni due anni, è obbligatorio seguire corsi di formazione e aggiornamento.

Gli avvocati iscritti all’Albo sono invece mediatori di diritto (art. 16, comma 4-bis, D.lgs. n. 28 del 2010), purchè siano adeguatamente formati in materia di mediazione e mantengano la propria preparazione attraverso percorsi di aggiornamento.
Il ruolo, in tal caso, non può essere esercitato al di fuori di un organismo.

Concludiamo il post con un piccolo suggerimento.
Per evitare di sprecare tempo e denaro è importante scegliere corsi per mediatori riconosciuti legalmente.
Consigliamo pertanto di collegarsi al sito del Ministero di Giustizia e di controllare che l’ente erogatore del corso sia effettivamente accreditato.

Ora sai come diventare conciliatore per cui non ti resta che avviare l’iter burocratico e formativo per poter iniziare ad esercitare la professione.


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